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Le coliche, piccolo memorandum per genitori in erba *

Aggiornamento: 7 nov 2019

Incominciamo a sfatare il grande mito dell’Onnipotenza Materna, quello che nella nostra società per tradizione si attribuisce a tutte le neo mamme: una madre sa sempre capire il suo bambino, lo sa consolare subito e lo ama incondizionatamente. E sfatiamo anche il mito del Bambino Buono, quello per cui un bambino se dorme, mangia e sorride è buono e tu, di conseguenza, sei un’ottima madre.

Questi sono miti, la vita con un bambino invece è fortuna e dubbio continuo.

Amore assoluto quando tutto procede bene. Disperazione più totale se le cose non vanno esattamente così.

I bambini, dal neonato ai tre anni, sono soprattutto esseri psicosomatici. Come diceva Kreisler, il corpo è il mezzo e il luogo privilegiato attraverso il quale il bambino preso in un conflitto manifesta il suo malessere, e ciò è più forte tanto più il bambino è piccolo.

Non avendo ancora l’accesso al verbale, i bambini piccoli comunicano attraverso i mezzi che hanno a disposizione a seconda dell’evoluzione psicomotoria. Questa evoluzione procede per tappe e spesso e volentieri contraddice il concetto della “natura non facit saltus ” perché di salti il bambino ne fa eccome, o in avanti o indietro: oggi toglie il pannolino e magari domani glielo rimetti; oggi dice solo ga-ga per te, il padre, i gatti e i nonni, domani dirà ornitorinco all’ornitorinco che vede per la prima volta allo zoo.

Imparare a stare e a crescere col proprio bambino è un corso intensivo e faticosissimo di lingua antica in cui noi adulti torniamo a parlare come un secolo prima quando eravamo noi al posto del nostro pargolo (o almeno così ci pare, si invecchia precocemente con la nascita di un bambino, basta qualche mese di notte insonne).

E il bambino impara una lingua fatta di suoni che danno significato alle emozioni che sente e che non può comunicare altro che con urla, gorgoglii, sorrisi, agitazione eccitata o puzze.

Non c’è più insegnante e allievo, è un reciproco conoscersi e sperare di capirsi.

Le coliche del neonato sono forse l’esempio più calzante.

Sono crisi di pianto improvviso, incontrollabile e continuo, a volte il bambino si irrigidisce e si contorce, emettendo gas dall'intestino.

In genere il pianto da colica si accentua intorno alla sesta-ottava settimana di vita del bambino, peggiora la sera, in genere dura almeno 3 ore per tre giorni alla settimana per tre settimane di seguito; migliora dopo il terzo-quarto mese e con l’emissione di aria e di feci. Secondo alcuni studi la prevalenza delle coliche nei lattanti varia dal 3% al 40% (Arikan D., et al,2008).

Questo dicono i sacri testi.

Tra le mie mamme pazienti e le mie conoscenti, con in media due figli a testa, nessuna è rientrata nella fascia di percentuale delle fortunate col figlio acolico e nella maggior parte dei casi era il loro primo figlio. Quasi tutte in effetti hanno speravano di tirare il fiato dopo il 4-5 mese del bimbo ma è iniziata la dentizione e a quel punto non capivano più se erano coliche o l’eruzione.

Il problema è quindi sopravvivere. Prendiamola con filosofia e metodo.

Tanto perché si scatenino le coliche, ancora non si sa. Perché alcuni bambini e altri no, anche questo non è dato sapersi. (Lucassen PLB,1998).

Che fare allora?


Prima di tutto pediatra: non si sa mai che abbia un’otite o altre cause organiche. Un lattante di due mesi col mal di orecchie sembrerà un posseduto ma non mette la mano sull’orecchio e dice “ahia”, ricordiamocelo.

Secondo, non sempre i rimedi della nonna sono da guardare con orrore: dare un cucchiaino di acqua e zucchero in parti uguali sulla lingua del bimbo è in grado di ridurre l'intensità del pianto, lasciando, in alcuni casi, il bambino calmo da mezz'ora a parecchie ore (Markestad T.,1997).Magari non è la panacea di tutti i mali ma almeno si calma il pupo e si calmano i nervi dei genitori. Bevande a base di erbe, come la camomilla, la liquirizia, il finocchio, la melissa non sembrano così efficaci, però si può provare.

Terzo, per le mamme che allattano, non serve eliminare dalla dieta particolari cibi (es. legumi, spinaci, cavoli). Alcuni alimenti possono conferire meteorismo in noi madri ma non certo per proprietà transitiva ai nostri figli. Mentre caffè, thè, cioccolata ossia alimenti eccitanti e che ci sembrano sostenere la nostra sopravvivenza in stato di veglia forse è meglio evitarli (Weizman Z.,1993)

Quarto, niente panico. Il bambino è un captatore tremendo delle ansie e delle fragilità familiari: che siano rivolte a lui o qualunque altra cosa, vi becca. Cercate di ricordare che il figlio lo avete voluto voi, non ve l’ha portato a sorpresa la cicogna.

Cullare il piccolo tenendolo in posizione prona sull’avambraccio così come massaggiare la parete addominale, può apportare un beneficio immediato, anche se temporaneo. Ricordiamoci anche qui che noi madri abbiamo un compagno che è il padre del bambino. Non siamo solo noi che dobbiamo cercare di cullarlo. A volte i maschi adulti, in alcune specie compresa quella umana, non solo hanno migliore resistenza fisica ma sono in grado di prendersi cura della prole, vedi i pinguini imperatore.

Anche come si allatta è importante: una corretta suzione e non l’ingozzamento del pollo a tutte le ore o viceversa a orari svizzeri troppo distanziati tra loro aiuta a evitare che si formi gas nel pancino del nostro pargolo.

Nonostante a tutt'oggi non esistano prove convincenti di efficacia clinica, il simeticone è il farmaco più utilizzato nelle coliche infantili. Se la pediatra ve lo prescrive, non pensate che vostro figlio crescerà drogato o gli state danneggiando il cervello (Bonati M.,2001). Meglio esprimere le vostre perplessità al medico, che impasticcare vostro figlio con la convinzione di essere pessimi genitori.

In conclusione, mettere al mondo un figlio è un’esperienza meravigliosa, ma come tutte l’esperienze che coinvolgano due o più persone è faticosa. Bisogna continuamente comprendersi, rimodularsi, procedere per tentativi, fidarsi, rispettare e amare.

Chiedere aiuto, in qualsiasi forma lo si faccia, non è un’ammissione di incapacità ma un’ ottimo modo per migliorare il nostro modo di stare con.

(*) a cura di D. ssa Olivia Ninotti, Neuropsichiatra Infantile-Psicoterapeuta SISPI


Bibliografia

Arikan D, Alp H, Gozum S, Orbak Z, çifçi E K, "Effectiveness of massage, sucrose solution, herbal tea or hidrolysed formula in the treatment of infantile colic" Journal of Clinical Nursing 2008;17:1754-61.Lucassen PLB et al. Effectiveness of treatments for infantile colic: systematic review. BMJ 1998; 316:1563Markestad T. Use of sucrose as a treatment for infant colic. Arch Dis Child 1997; 76:356Weizman Z et al. Efficacy of herbal tea preparation in infantile colic. J Pediatr 1993; 122:650Bonati M. et al. Crescere bene e meglio. Il pensiero scientifico editore 2001

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