top of page
Search

Il disegno dei piccoli – Parte 2

Updated: Nov 7, 2019

Radiografia di uno scarabocchio

Riassunto delle puntate precedenti. Abbiamo detto che per i bambini l'attività grafica è un mezzo, uno dei più potenti, che serve sia ad appagarli, ma soprattutto a dar loro fiducia nella possibilità di poter capire e far parte del mondo esterno.

Quelli che pensiamo siano inutili scarabocchi, quindi, sono solo i primi passi di un’esplorazione intelligente e creativa di tutte le possibilità che i piccoli si trovano davanti.

Guai a pensare che ci sia qualche segno senza significato: tutto quello che è su foglio (e non solo) è fatto intenzionalmente, e solo perché la produzione grafica dei bambini più piccoli è ancora quasi inesplorata, questo non significa che i singoli segni tracciati non abbiano un significato.


Per i grandi: astenersi da commenti che vogliono riportare sempre i segni dei piccoli a qualcosa di decifrabile da maggiorenni! Via libera all’astrattismo!

Perché il processo espressivo possa iniziare e distendersi al meglio, è indispensabile infatti che il bambino si senta capito e rispettato nella sua produzione, nei suoi sentimenti, nelle sue tensioni e anche in quegli aspetti di sé che egli ritiene meno rispondenti al modello che l'adulto gli propone.

Ma come si inizia? Prima di tutto osservando, e noi, che un po’ abbiamo osservato, proponiamo un iter che può dare due coordinate, che molto spesso i bambini seguono.

In una fase precocissima (sotto l’anno di età) per i piccoli fogli e colori sono oggetti sconosciuti e devono quindi essere esplorati, osservati, manipolati, sbattuti, accartocciati, strappati e distrutti. Devono essere capiti!

Crescendo, infatti, a un anno circa, il foglio di carta e il movimento grafico finalmente si incontrano con intenzionalità, ma in modo totalmente anarchico.

I piccoli disegnano sì sulla carta, ma solo nel caso che ci capitino sopra, passando poi con disinvoltura a scriversi o a dipingersi braccia e gambe, in soluzione di continuità.

Tra l'anno e mezzo e i due anni, invece cosa succede? I bambini scoprono casualmente, su imitazione o per stimolazione di coetanei o di adulti, il piacere di lasciare un segno.

E segno più segno più segno, si arriva allo scarabocchio disordinato. In questa fase i piccoli ancora non coordinano i movimenti (spesso infatti mentre scarabocchiano guardano altrove) ma ripetono gesti in modo meccanico, associandoli anche a suoni, che sembrano l’esatta trasposizione musicale dei loro movimenti. Questo gioco di associazione tra movimento e suono è molto significativo per rendersi conto del livello di partecipazione totale con cui il bambino vive questi momenti che, apparentemente, potrebbero essere visti come di sfogo motorio.

Tra i due e i tre anni si passa alla fase dello scarabocchio controllato, in cui il piccolo riesce a guidare la sua mano e a controllare i suoi segni con lo sguardo, fino a quella dello scarabocchio denominato, non appena inizia a verbalizzare ciò che ha disegnato.

Questo scarabocchio differisce qualitativamente dai precedenti perché ci dice che il bambino ha compreso che il foglio è uno spazio simbolico che sta al posto dell'universo che è fuori dal foglio. Il solo fatto di poter raccontare il disegno, sia su richiesta dell'insegnante, sia spontaneamente, indica che il bambino sta iniziando a utilizzare i segni in chiave simbolica.

Crescendo e avvicinandosi ai 3 anni, il piccolo non scarabocchia più solo per il piacere di muoversi, ma per la curiosità di ciò che sta per formare sul foglio, della traccia che sta lasciando. Ciascun segno viene rifatto molte volte e ha un preciso significato come fosse proprio una sensazione, vissuta durante le sue esperienze.

Per esempio vediamo la super-matassa di G., fatta durante l’attività grafica, tutta colorata, che per un adulto poteva apparire senza significato, mentre per G. rappresentava un bellissimo momento, della sua famiglia al parco che giocava spensierata.


A seguire, il piccolo artista scopre che all’interno di segni, delle forme che riproduce, si possono identificare immagini conosciute. Si passa quindi alla fase del disegno figurativo, in cui il bambino capisce che più il suo disegno assomiglia alla realtà che vuole rappresentare e più esso viene interpretato correttamente e apprezzato dagli altri.

S. in una prima fase tracciava pochi elementi schematici, per lei fondamentali, come il cerchio che rappresentava la testa da cui partivano delle linee che raffiguravano le braccia e le gambe. Questo disegno, conosciuto come “ uomo - girino”, è tipico dei piccoli, che “vedono” e quindi rappresentano solo le cose che sentono più vicino. Le gambe, per esempio, permettono loro il movimento, le braccia danno la possibilità di toccare e la testa è la base dei “ricettori sensoriali”.



Può sembrare incredibile, ma è fondamentale capire che i bambini attribuiscono un vero significato a ciò che disegnano. Per loro, le loro opere possono rappresentare qualsiasi cosa, dalla mamma, all’amicizia, o un rimprovero di troppo, ed è per questo motivo che le immagini possono risultare difficili da capire. Difficili, ma non inutili o insensate.

Interrogatevi sempre, quindi, di che cosa ci potrebbe essere dietro a quel groviglio di colori, e, per quanto possibile, lasciate i vostri piccoli liberi di esprimersi… Siamo sicuri che vi stupiranno!


10 views0 comments
bottom of page